MILANO
- ROLLING STONES- 17 MARZO 2004
Sono
passati praticamente due anni dallíultima apparizione dei Belle & Sebastian
in Italia. Allora si era allíAlcatraz e il concerto fu un grande successo,
anche perché probabilmente il gruppo scozzese nel 2002 era allíapice
della notorietà. Un album più ostico, meno diretto dei precedenti
e uno spostamento dallíAlcatraz al più piccolo Rolling Stones facevano
pensare a una flessione del seguito della gente, quanto meno nel consenso.
Così non è stato, il Rolling già alle nove era gremito
allíinverosimile, una vera e propria muraglia di persone, tutte lì
per quegli enigmatici e scalcinati europei díoltremanica. Un pubblico eterogeneo:
giovincelli alle prime armi, trentenni perseveranti, qualche personaggio
glamour della Milano underground, un poí di tutto, anzi, tanto di tutto.
Questa era la cornice di pubblico del concerto; evidentemente i Belle &
Sebastian hanno saputo divenire negli anni un fenomeno al limite tra la
nicchia e la massa, con la loro musica che è colta ma che sta anchíessa
sul confine tra líacustico, il pop e il rock, divenendo così un
culto per molti accorsi, che non esitano a ostentare accessori di vestiario
della band, spillette e gingilli vari, una vera e propria estetica a largo
raggio. Per quanto riguarda il contenuto essenziale del concerto, e quindi
la musica, è stata una serata come si aspettava che fosse, molto
simile a quella dellíaltra volta. La band ha saputo subito catalizzare
líattenzione della gente con pezzi dellíultimo Der Catastrophe Waitress,
canzoni godibili e più complesse del solito, come Step into my office,
baby e Asleep on a sunbeam, anche se i primi brividi si sono avuti con
un classico: I fought in a war. Come sempre sul palco sono impressionanti:
un numero di musicisti fuori dalla norma, ne abbiamo contati 12 compresi
i coristi, che si alternano comunque con i veri membri del gruppo a suonare
con i più svariati strumenti, quali chitarre, piano, tastiere, percussioni,
violini, cello, tromba e così via. Eí questa la forza del gruppo
di Glasgow, riuscire a conciliare il divertimento del suonare con una tecnica
e una professionalità che li porta ad essere precisissimi sul palco.
Il concerto continua e va avanti alternando pezzi ritmati classici (Mayfly)
a vere e proprie chicche (Fox in the snow, The wrong girl) nonché
a pezzi dellíultimo lavoro che diverranno sicuramente dei classici del
repertorio, quali il singolo Iím a cuckoo e la scatenata Wrapped up in
books. Stuarth Murdoch è il vero trascinatore della serata: canta,
balla, salta, si alterna a chitarra, basso e piano, senza mai dimenticare
di strizzare líocchio al pubblico di casa, al quale rivolge anche delle
frasi in italiano. Da questo punto di vista due sono i momenti salienti
(e divertenti): quando dice alla sala con ironia mal celata che gli italiani
sono i migliori cantanti del mondo e quando tira sul palco una ragazzina
per farle tradurre i suoi intermezzi, con risultati imbarazzanti e di duraniana
memoria! E proprio qua una delle cose che dispiacciono di più: il
mutismo delle moltissime persone accorse alla serata che non hanno accolto
líinvito di Murdoch a prodigarsi in cori plateali. Si giunge così,
tra una cosa e líaltra, al gran finale con líinconsueta Stay Loose, vero
e proprio tributo alla musica di 25 anni fa (sembra un pezzo no-wave)
e allíultima The boy with the arab strap, un vero culto. Che dire, serata
allegra, divertente, quasi due ore di grande musica e un gruppo cha abbiamo
trovato in forma, nonostante la dipartita dellíaltra anima del gruppo,
quella Isobel Campbell che ha preferito continuare come solista, peraltro
rimpiazzata alla grande. I Belle & Sebastian continuano la loro strada,
senza troppe pretese ma con una grande, grandissima convinzione, e tutti
sembra che abbiano graditoÖ |